I meccanismi aterosclerotici che portano al restringimento delle coronarie e dei vasi degli altri distretti circolatori sono gli stessi che mettono a rischio il buon funzionamento dei reni. In più, alla malattia renale e cardiovascolare, spesso si associa anche il diabete. Per interrompere questa catena, che lega rene, cuore e diabete, l’unica chiave è la prevenzione, che passa attraverso stili di vita virtuosi e una rete di sorveglianza multidisciplinare in grado di coinvolgere più specialisti. “E’ importante ad esempio che il cardiologo o il cardiochirurgo che intervengono in caso di problemi cardiovascolari, allertino anche il nefrologo per scongiurare che la stessa malattia ischemica non si riproponga anche a livello renale – osserva Buccianti-”. Un’alleanza in corsia che porti al sogno di una cartella clinica unica, condivisa tra i diversi specialisti. E’ un fronte allargato d’intervento necessario anche perché le nefropatie, spesso silenti, non danno sintomi rilevanti se non quando il problema è ormai in fase avanzata, il che spesso significa insufficienza renale cronica, ovvero dialisi. Queste patologie oltre ad essere silenziose sembrano agire “in incognito” nella popolazione che, a quanto pare non le conosce per nulla. “Da un’indagine fatta qualche anno fa emerge che solo il 20% degli italiani sa chi è e di che cosa si occupa il nefrologo – dice Buccianti-”. Se anche voi ve lo state domandando, i volontari di Aspremare saranno lieti di spiegarvelo.
Quando scrivevamo queste cose non immaginavamo di doverle ripetere oggi e invece siamo qui per ribadire il concetto di multidisciplinarietà per le malattie che coinvolgono i reni, il cuore e il sistema circolatorio, in primis, tutti regolati, in qualche modo da un’altra bestia nera del secolo, il diabete. Già in occasione del primo congresso biennale organizzato dalla Fondazione ASPREMARE in collaborazione con l’ospedale di Niguarda, nel 2017, esperti nazionali e internazionali si erano confrontati sul problema delle malattie renali e delle conseguenze patologiche derivabili da una cattiva informazione e da uno scarso interesse dei medici specialisti nei confronti dei reni. Il tema sul quale si focalizzava il congresso era la forte interazione che esiste tra malattie renali, malattie cardiovascolari e diabete, una famiglia di patologie correlate che vanno seguite in modo multidisciplinare. Concentrandosi soltanto su una di queste patologie si rischia di cadere in conseguenze ancora più gravi a carico degli altri organi.
Il problema è sentito anche a livello delle Istituzioni sanitarie lombarde, tanto che l’assessorato al Welfare della Regione Lombardia, Ordine dei medici e dei farmacisti hanno accettato la proposta di Aspremare di aprire un varco ben definito nell’approccio a queste patologie perché un approccio sbagliato sta a significare non fare il bene del paziente e aggravare il bilancio sanitario. Aspremare porta avanti questa missione – spiega il professor Gherardo Buccianti, presidente della Fondazione – che ha nel Paese soltanto qualche esempio sporadico. Non basta, occorre un coinvolgimento generale da inserire nel progetto regionale delle cronicità”.
Questi gli spunti che sono alla base della nostra proposta:
1) L’aumento del diabete di tipo 2 nell’infanzia, in conseguenza dell’incremento esponenziale dell’obesità con punte in Italia centrale del 40%, può portare nell’età adulta a conseguenze gravi sulle malattie cardiovascolari e renali.
2) Nell’adulto, l’aumento della vita media, la presenza di ipertensione e diabete, l’obesità e la sindrome metabolica, interventi cardiovascolari come by pass, stent e posizionamenti di pace maker inducono o amplificano la malattia renale esistente, portando all’insufficienza renale.
3) Di fronte a queste situazioni, il paziente viene inviato al nefrologo in fase avanzata, quando i margini di miglioramento sono ristretti e il rischio di dialisi è sempre più vicino.
4) Nonostante gli inviti alla prevenzione generale, l’incidenza dei pazienti in dialisi continua ad aumentare, passando da 130 pazienti nel 1999 a 160 nel 2013, fino a 175,6 per milione di abitanti, con un costo economico per lo Stato di 50.000 euro all’anno per dializzato.
5) Si stima che almeno 3,5 milioni di persone in Italia abbiano un qualche grado di disfunzione renale.
Ma quali malattie portano alla dialisi? Il 36% riguarda diabete, ipertensione e malattie vascolari renale; un altro 20% è di origine sconosciuta; il 18% varie malattie e un altr0 20% da disfunzioni renali. Tutto ciò è dovuto ai cambiamenti positivi e negativi dello stile di vita: Aumento della vita media, aumento di casi di ipertensione e diabete, obesità e sindrome metabolica. I pazienti nefropatici, spesso, portatori di by-pass, stent e pace maker, giungono all’osser5vazione del nefrologo in ritardo quando lo stadio della malattia è al terzo o quarti livello, cioè insufficienza renale cronica, il cui rimedio è soltanto la dialisi o il trapianto. L’età è allo stesso livello di rischio dell’essere diabetici, ma se si è diabetici e ipertesi, la percentuale sale di 4 punti. Anche l’obesità è un fattore di rischio e a seconda del grado, chi ha peso in più rischia da 2 a 7 volte in più di andare in dialisi rispetto a una persona che non lo è. In conclusione la malattia renale non può essere considerata una malattia d’organo, ma di tutto l’organismo.
Come dare scacco matto alla malattia? Quattro sono gli step: controllare il diabete, mantenere stile di vita sano (dieta e attività fisica), controllo della pressione arteriosa e controllo di colesterolo e trigliceridi. “Il vero problema, quindi – spiega il dottor Ivano Baragetti, nefrologo all’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo (ASST Nord Milano) e consigliere di Aspremare – è il rapporto medico paziente che deve prevedere consapevolezza, aderenza, empatia e comunicazione. Comunicazione che deve esistere anche tra i medici, che spesso non parlano tra loro: cardiologo, cardiochirurgo, nefrologo, diabetologo, internista e medico di medicina generale (il medico di famiglia) devono parlarsi, perché anche il miglior solista non riesce a interpretare efficacemente un’opera così complessa come la prevenzione delle malattie renali e cardiovascolari insieme. Soltanto un’orchestra con tutti questi elementi e la volontà delle Istituzioni possono garantire il successo”.
Per arrivare al successo l’assessorati al Welfare della Regione Lombardia e la Fondazione Aspremare hanno prodotto i contenuti della brochure che trovate in cartella. La finalità è che il volantino raggiunga tutti i medici di base, (per ora quelli di Milano e provincia) e le farmacie dello stesso territorio, perché i suoi contenuti diventino un volano per informare i pazienti, favorire una maggiore aderenza ai piani diagnostici e terapeutici, favorire una maggiore presa di coscienza da parte dei medici di base che sono il primo anello della catena preventiva.
Per non arrivare tardi dal nefrologo, controlla la creatinina nel sangue: se è superiore a 1,5 mg/dl vuol dire che i tuoi reni funzionano male. Se hai un filtrato minore di 50ml/minuto significa che i tuoi reni lavorano al 50%.
In conclusione la tematica principale di questo incontro evidenzia che tutte le patologie fin qui considerate (ipertensione, diabete, sindrome metabolica, malattia renale e cardiovascolare) non sono da ritenere malattie del singolo organo, ma malattie dell’intero organismo, richiamando l’attenzione delle autorità sanitarie a prevedere approcci e protocolli multidisciplinari in occasione delle prime visite.