I ginecologi avendo a che fare con i periodi più trombogeni in assoluto nella vita di una donna, hanno il diritto e il dovere di possedere gli strumenti necessari per valutare il profilo di rischio globale in ognuna di loro nelle diverse fasi della vita, fertile e non, per affrontarlo e per ridurlo.

Le malattie da Trombosi sono l’evento più probabile nella popolazione dei Paesi cosiddetti industrializzati. Prendono il nome dall’organo che colpiscono, ma sono causate nella maggior parte dei casi dalla Trombosi. In un caso su tre potrebbero essere prevenute con l’informazione dedicata al pubblico riguardo ai fattori di rischio e ai sintomi premonitori, e con una costante collaborazione fra medici specialisti che affrontano (si parla di sole donne) la paziente, mettendo a disposizione ognuno la propria specifica competenza per ottenere il massimo in termini di prevenzione, diagnosi, cura.

Medici e pazienti devono lavorare in squadra con spirito di collaborazione, per ottenere più salute e migliore qualità della vita per il paziente, maggiore soddisfazione dal proprio impegno, risparmio in termini economici per le famiglie e per i Governi dei singoli Paesi.

TROMBOSI E ORMONI: UNA RELAZIONE PERICOLOSA?

“La Trombosi – spiega la dottoressa Lidia Rota Vender – è il risultato di uno stato di ipercoagulabilità nel sistema circolatorio arterioso e/o venoso che provoca ischemia (nel sistema arterioso) o stasi con conseguente ipossia (nelle vene). La formazione di un Trombo si accompagna molto spesso in modo anche asintomatico alla liberazione di Emboli che provocano ischemia in organi e punti lontani dal punto d’origine della Trombosi: è dunque più corretto definire sempre la Trombosi come Tromboembolia, venosa o arteriosa.

La Tromboembolia arteriosa causa Infarto, Ictus cerebrale, Ischemie o Infarti di qualunque organo: rene, intestino, retina, arterie periferiche. La Tromboembolia venosa causa Trombosi venosa profonda arti inferiori, retina, Trombosi dei seni venosi cerebrali, Trombosi venosa superficiale. La Trombosi venosa causa spesso in modo asintomatico embolia polmonare”.

Quali sono i fattori di rischio?

“Le malattie da Trombosi si verificano con maggiore probabilità quando sono presenti più fattori di rischio contemporaneamente quali aterosclerosi, ipertensione, diabete, dislipidemia, obesità,
fumo, consumo abituale di stupefacenti, gravidanza, parto, terapie ormonali, contraccettivi o HRT, cancro con o senza chemioterapia o terapia ormonale, interventi chirurgici, ortopedici/immobilizzazione e trauma, malattie infiammatorie acute o croniche, malattie autoimmuni. Il rischio tromboembolico arterioso e venoso cambia nelle diverse fasi della vita della donna dal primo ciclo mestruale chiamato menarca, alla contraccezione, alla gravidanza, al parto, alla menopausa con o senza terapia ormonale sostitutiva, aumento dei pro coagulanti, calo degli anti coagulanti, precedenti eventi vascolari arteriosi/venosi personali o in famigliari consanguinei di primo grado costituiscono fattore di rischio indipendente”.

Qual è il rischio per una donna?

“Ci sono poi fattori di rischio non modificabili come l’età, precedenti eventi da Trombosi arteriosa o venosa, personali o famigliari, anamnesi ostetrica, personale e famigliare, stabile positività di
anticorpi anti fosfolipidi, neoplasie /chemioterapia, assetto genetico. Ogni donna ha un profilo di rischio peculiare che dipende da anamnesi per eventi vascolari venosi e arteriosi di qualunque tipo, anamnesi ostetrica con interruzioni spontanee di gravidanza, rallentamento della crescita del feto (IUGR), eclampsia e pre eclampsia, parto prematuro, infarti placentari, diabete gravidico,
complicanze durante la gravidanza o nel post partum. Prima di prescrivere la terapia ormonale sostitutiva in menopausa andrebbero effettuati esami strumentali che indaghino il profilo di rischio cardiovascolare globale in ogni singola donna. L’analisi del profilo di rischio cardiovascolare globale del paziente viene eseguita dal medico, al quale servono però le informazioni fondamentali: il paziente si deve far trovare pronto a fornire le informazioni che riguardano lui stesso e la sua famiglia, per collaborare alla decisione in merito a una terapia che può essere
necessaria ma deve essere iniziata solo dopo aver preso in considerazione il paziente nel suo insieme.

Se il medico ritiene che la terapia sia indispensabile, raccomanderà esami periodici del sangue e strumentali da eseguire prima dell’inizio della cura e durante la stessa, per sorvegliare l’equilibrio del sistema della coagulazione e la salute delle arterie e delle vene.

Ma non solo, il medico deve fornire al paziente le informazioni necessarie perché possa da solo riconoscere i campanelli d’allarme che possono segnalare la sofferenza di una parte del corpo in
fase iniziale, prima che il danno sia troppo esteso o diventi irreversibile. In questo ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus svolge un compito
fondamentale, grazie al giornale SALTO, periodico dell’Associazione che affronta con linguaggio semplice e comprensibile a tutti argomenti complessi, che riguardano la salute cardiovascolare e la prevenzione delle malattie più temibili ma evitabili, quali le malattie da Trombosi: Infarto, Ictus cerebrale, Trombosi delle vene o delle arterie, Embolia: perché nessuno possa dire un giorno “Io non lo sapevo”.”

La Trombosi può colpire in gravidanza?

“La gravidanza e la pillola contraccettiva possono “mettere in disordine” il sistema della coagulazione del sangue, e far emergere una eccessiva tendenza del sangue a coagulare (assetto
trombofilico). Numerosi fattori legati alla gravidanza possono provocare una Trombosi, di solito nelle vene delle gambe, a volte in altri organi. Oltre alla famigliarità, o ad un sistema della coagulazione già tendente a coagulare troppo, la gravidanza provoca un rallentamento del circolo nelle vene delle gambe e gli ormoni della gravidanza rendono più morbide le pareti delle vene, che
perdono elasticità, e alterano l’equilibrio fra fattori pro e anti coagulanti. In caso di Trombosi, a meno che non sia a rischio la vita della paziente o del bambino, non è necessario interrompere la gravidanza. La Trombosi può essere infatti curata con farmaci che non raggiungono il feto. È tuttavia prudente che una donna in terapia anticoagulante chieda consiglio al suo medico prima di avviare una gravidanza, perché i farmaci anticoagulanti orali possono causare malformazioni nel feto. Questi verranno sostituiti con farmaci sottocute che invece non hanno effetti sul bambino”.

Dott.ssa Lidia Rota Vender, Specialista in Ematologia e Malattie cardiovascolari da Trombosi del Centro Medico Visconti di Modrone e Presidente di ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus www.trombosi.org

Fonte: Tgcom 24