Talvolta l’assunzione di ferro può comportare effetti collaterali a carico di stomaco e intestino. Con qualche accortezza possiamo aggirare il problema! I consigli del prof. Luca Baldini, ematologo CMVM.
“La supplementazione di ferro è necessaria quando le analisi del sangue rivelano una carenza di questo minerale, verificabile alle voci sideremia e ferritina, a cui si può accompagnare un’anemia di grado variabile. A quel punto, deve essere il medico curante a stabilire il miglior trattamento, scegliendo tra i vari farmaci disponibili”. Commenta l’ematologo.
Per ottenere il massimo beneficio, i sali di ferro andrebbero assunti a stomaco vuoto, bevendo un bicchiere d’acqua, perché il cibo (o altre eventuali terapie farmacologiche) può ridurne l’efficacia.
“È soprattutto il solfato ferroso a creare disturbi, perché è il più potente tra le forme disponibili” ammette il prof. Baldini “invece non deve destare preoccupazione la presenza di feci scure, perché una parte del minerale permane sulla mucosa dell’intestino, colorando le feci”.
Se i fastidi gastrointestinali compromettono la quotidianità, la prima soluzione è provare ad assumere il ferro a stomaco pieno: rinunciamo alla piena qualità dell’assorbimento, ma potremmo alleviare i disturbi a carico di stomaco e intestino.
Qualora non bastasse, oggi è disponibile il ferro sucrosomiale, dove il ferro pirofosfato è avvolto in un involucro di acidi grassi che evita al minerale di venire a contatto con la mucosa gastrointestinale e, quindi, di disturbarla. Se anche questa strada non è praticabile, ma si tratta di situazioni rarissime, bisognerà ricorrere ai medicinali per via endovenosa, sotto stretta sorveglianza medica.
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