“In Italia, 1 persona su 3 è ipertesa. Ha, cioè, valori di pressione sanguigna troppo alti e, per questa ragione, assume quotidianamente dei farmaci, con l’obbiettivo di ridurre i rischi per la salute cardiovascolare. Una prassi che non deve cambiare nel corso dell’epidemia di Coronavirus. A confermarlo il dottor Pierpaolo Tarzia, cardiologo presso il Centro Medico Visconti di Modrone.
E’ vero che le terapie per l’ipertensione devono essere portate avanti come sempre?
E’ vero. Le Società Scientifiche nazionali ed internazionali impegnate nell’elaborazione e nel continuo aggiornamento delle Linee Guida
concernenti la diagnosi e la cura dell’Ipertensione Arteriosa, e che rappresentano i nostri punti di riferimento nella pratica clinica
quotidiana, basandosi sui dati attualmente a disposizione, ad oggi raccomandano di proseguire la terapia antipertensiva in atto nei pazienti
stabili affetti da COVID-19, qualunque sia la classe farmacologica. La sospensione della suddetta terapia, esporrebbe infatti i pazienti ad un
aumento ingiustificato del rischio di eventi avversi cardiovascolari, come l’infarto miocardico, o l’ictus. Nei pazienti critici, ricoverati in terapia
intensiva, le stesse terapie dovrebbero invece essere sospese in accordo alle stesse Linee Guida vigenti, e rivalutate caso per caso.
I farmaci per l’ipertensione possono favorire l’infezione da Sars-Cov-2?
Allo stato attuale non esistono evidenze cliniche circa l’associazione tra i farmaci per l’ipertensione arteriosa e la trasmissione e/o l’evoluzione
dell’infezione da Sars-Cov-2. Esistono delle ipotesi sostenute da studi in vitro, sul presunto ruolo di alcune classi di farmaci antipertensivi, ma
come tutte le ipotesi, dovranno essere sottoposte al vaglio della ricerca clinica nell’uomo, e sono in corso numerosi trial a riguardo. In attesa che nell’immediato futuro nuove evidenze siano pubblicate, le Società Scientifiche nazionali ed internazionali e l’Agenzia Italiana del Farmaco
(AIFA) raccomandano di attenersi alle Linee Guida vigenti.
Malati cronici: è vero che i PT sottoscritti dai medici specialisti avranno validità priolungata di 90 gg?
E’ vero. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), per ridurre il rischio di infezione da nuovo coronavirus nei pazienti anziani e/o con malattie
croniche, ha esteso di 90 giorni a partire dal momento della scadenza, la validità dei piani terapeutici (PT) in scadenza nei mesi di marzo e aprile, limitando l’affluenza negli ambulatori specialistici. Nel caso il paziente presenti un peggioramento della patologia di base o un’intolleranza al trattamento, l’estensione di validità non potrà essere automatica, ma dovrà essere contattato lo specialista di riferimento.