Secondo una recente statistica circa il 14% delle persone in Occidente lamenta un qualche disturbo del sonno ed è insoddisfatta del proprio dormire. Tale percentuale aumenta con l’età, raggiungendo, dopo i 60-65 anni, il 33% e sembra più colpito il sesso femminile.
Purtroppo il sonno non è uno stato passivo, ma rappresenta un momento di pausa e di ricarica per il corpo, in cui il cervello riesamina le informazioni raccolte durante la giornata al fine di elaborare idee e strategie, che consentano alla persona di lavorare e di adattarsi al meglio alla realtà circostante. Ne deriva che tutto ciò che altera l’equilibrio sonno-veglia comporta pesanti ricadute sulle attività quotidiane, con problemi come sonnolenza, difficoltà di concentrazione e nervosismo.
Ne parliamo con la Dott.ssa Silvia Giulia Secchi, medico agopuntore del Centro Medico Visconti di Modrone
Il termine “insonnia” indica la sensazione soggettiva di non aver tratto sufficiente riposo dal proprio sonno. Ciò può avvenire per la sua durata troppo breve o per la sua cattiva qualità. In realtà esistono notevoli differenze individuali sul numero di ore di sonno percepite come necessarie per un adeguato riposo, per cui si può definire insonne chiunque, indipendentemente dalla durata del sonno, abbia la sensazione di non dormire bene e di non sentirsi in completa efficienza fisica e mentale durante il giorno.
Esistono diversi tipi di insonnia: la difficoltà all’addormentamento (insonnia iniziale), lo svegliarsi durante la notte con difficoltà a riprendere sonno (insonnia centrale), il sonno agitato o disturbato da sogni e il risveglio precoce (insonnia terminale). Esistono cause di insonnia organiche: diverse malattie cardiovascolari, le apnee notturne causate dall’ostruzione delle vie aeree superiori, la sindrome premestruale, la menopausa, l’iper e l’ipotiroidismo, l’ipertrofia prostatica, l’ultimo mese di gravidanza. Si aggiungono poi anche fattori stagionali, che possono causare una cattiva qualità del sonno, come il caldo e il rumore. Certamente però non si possono trascurare i ritmi a cui, al giorno d’oggi, le persone si sottopongono per cercare di aumentare la loro produttività. L’ansia è riconosciuta come causa di insonnia iniziale, mentre la depressione come causa di insonnia centrale e terminale.
La terapia dell’insonnia non organica si basa su regole generali di igiene del sonno: andare a letto e alzarsi sempre alla stessa ora, evitare attività fisiche o mentali impegnative nelle ore precedenti l’andare a letto. Purtroppo, spesso, sono proprio le cause che hanno provocato l’insonnia a rendere difficilmente attuabili questi accorgimenti. Un’altra strategia può essere rappresentata dal training autogeno o da altre tecniche di rilassamento. Da ultimo, la terapia farmacologica, con l’utilizzo essenzialmente di benzodiazepine, che possono però comportare effetti collaterali, come la tolleranza, che ha come conseguenza la necessità di aumentare la dose del farmaco per ottenere lo stesso effetto, e la dipendenza.
L’agopuntura, da sola o in associazione ad altre terapie, nei casi di insonnia migliora la qualità di vita e, presumibilmente, anche il rendimento lavorativo. Questa forma di terapia, ormai validata da innumerevoli studi scientifici, aiuta la persona a rilassarsi, riducendo i livelli di ansia e stress, innalzando il tono dell’umore e regolando il ritmo sonno-veglia. Per potenziare gli effetti dell’agopuntura o dei preparati erboristici, che agiscono nello stesso modo degli aghi ma dall’interno dell’organismo, si può efficacemente utilizzare anche la neuromodulazione auricolare (NMA), una tecnica che utilizza la stimolazione del padiglione auricolare praticata con diverse metodiche, alcune delle quali assolutamente mininvasive e indolori. Questa forma di terapia permette di aumentare il tono vagale e di ridurre gli effetti di ansia, stress e depressione, favorendo una migliore qualità del sonno.
Fonte: Tgcom24