Appare evidente a chiunque che una diagnosi tempestiva di tumore della mammella è di per se un fattore importantissimo al fine di risolvere completamente, con le cure del caso, il problema tumore.
L’Autopalpazione è una tecnica su cui si è molto insistito nel passato e che ha portato le donne ad una maggiore consapevolezza di se stesse e quindi del proprio corpo (io stessa la raccomandavo caldamente alle Pazienti quando ancora lavoravo con il primo mammografo giunto in Italia).
Ne parliamo con la Dott.ssa Liliana Recanatini, Senologa del Centro Medico Visconti di Modrone.
Attualmente i notevoli progressi della diagnosi mammografica ed ecografica permettono una diagnosi precisa quando il tumore non ha ancora raggiunto i 3-4 mm di diametro, limite al di sotto del quale è impossibile avvertire la presenza di un nodulo al seno, soprattutto per mani inesperte.
Una volta evidenziata una formazione nodulare al seno si pone la diagnosi differenziale tra lesione benigna e lesione maligna. Nel primo caso (cisti escluse) si interviene chirurgicamente solo per formazioni benigne che superino i 15-20 mm di diametro solo per un problema estetico.
L’attesa potrebbe portare a formazioni di dimensioni maggiori che, una volta asportate, darebbero un danno estetico.
Sulla mammografia è stato già scritto da tutti i medici (americani compresi, in un primo tempo restii all’utilizzo delle tecniche mammografiche) quanto sia importante per individuare lesioni tumorali maligne e del suo elevato grado di diagnosi precoce; cioè quando il tumore ancora non è palpabile.
Negli anni, gli apparecchi per la mammografia, sono stati sempre più affinati e dal primo apparecchio (Senographe), giunto in Italia nel ’68 all’Istituto Nazionale dei Tumori, si è giunti ora alla tecnica di avanguardia rappresentata dalle apparecchiature definite di Tomosintesi, in cui il radiologo legge sul monitor la mammella strato per strato. Questo permette una buona visione anche nelle mammelle cosiddette radiopache, cioè mammelle la cui componente adiposa è ridotta mentre prevale il tessuto ghiandolare spesso associato a lesioni benigne che in una mammografia tradizionale limiterebbe l’indagine diagnostica.
Fonte:Tgcom24